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Acqua, aria, terra e uomini

Acqua, aria, terra e uomini

Sicurezza e ambiente nei cantieri di costruzione di un metanodotto

La figura del responsabile ambiente è sempre più centrale all’interno delle moderne imprese di costruzioni; parliamo del professionista che deve preoccuparsi che ogni cantiere non lasci traccia sul territorio una volta concluso e che, durante i lavori, gli impatti ambientali siano minimizzati.

In [CAZZARO] questa posizione strategica è occupata da [Christian Cazzaro] che ha la responsabilità, oltreché del coordinamento interno, di gestire i consulenti specializzati esterni all’azienda, avendo attenzione di scegliere, di volta in volta, quelli più preparati per il tipo di cantiere o di lavorazione in corso.

Christian Cazzaro, responsabile ambiente di Cazzaro Spa

E’ quello che è successo anche sui tantissimi cantieri necessari alla costruzione del metanodotto tra Campodarsego e Castelfranco Veneto, dove le problematiche di controllo e valutazione degli impatti ambientali sono state conferite allo studio [Sinergia] di Milano; per approfondire i temi dell’impronta ambientale, della gestione rischi e del Piano di Gestione Ambientale del metanodotto abbiamo parlato con [Jonathan Meneghello], fondatore e uno dei soci dello studio di consulenza.

“Sono davvero moltissimi le variabili e gli adempimenti che si devono tenere sotto controllo quando si costruisce un metanodotto; parliamo, infatti, nel caso di quello tra Campodarsego e Castelfranco Veneto, di un cantiere lungo oltre 33 km, suddiviso in decine di microcantieri distribuiti sul territorio. Per questo, uno dei primi adempimenti è stato quello di preparare un Piano Ambientale di Cantierizzazione che recepisse tutte le indicazioni dell’Appaltatore e le integrasse con quelle degli Enti la cui competenza territoriale o d’ambito era interessata dal tracciato”.

Jonathan Meneghello, fondatore e amministratore di Sinergia srl

Continua Meneghello: “Il Piano disciplina in dettaglio una vastissima casistica di aspetti pratici da individuare e gestire all’interno dei cantieri (dalla perimetrazione alla localizzazione delle aree di stoccaggio temporaneo dei materiali da costruzione), in modo da impostare precise modalità di intervento condivise da tutte le figure presenti sul campo (dal direttore di cantiere alle maestranze, fino agli Enti preposti al controllo)”.

“Ogni possibile criticità è individuata in dettaglio a partire, ad esempio, dalla gestione delle acque, a qualsiasi titolo presenti all’interno dei cantieri. Le acque di aggottaggio degli scavi, una volta lasciate decantare per eliminare eventuali sedimenti, vengono gestite, individuando chiaramente i punti di rilascio (in genere canali irrigui, previa l’Autorizzazione dell’Autorità competente); la Normativa, in questo caso, non prevede analisi specifiche, ma la sensibilità imprenditoriale della [CAZZARO] riguardo ai Territori dove opera ha portato l’azienda ha effettuare comunque analisi e monitoraggi a campione di questo tipo di acque prima di rilasciarle”.

“Un altro tipo di acque da gestire sono quelle derivanti dalle operazioni di controllo tenuta delle tubazioni; si tratta di acqua a qualità e composizione chimica controllata (per evitare eventuali corrosioni delle tubazioni). In questo caso prima di rilasciarla nei punti concordati con le Autorità competenti, vengono sempre effettuati set di analisi specifici per evitare ogni possibile forma di contaminazione”.

Sottolinea Meneghello: “Un principio può essere valido in linea generale su questo tipo di cantieri: nulla entra o esce senza essere accuratamente tracciato e gestito da ben precisi protocolli operativi. Oltre alle acque vengono controllate, con altrettanta attenzione, anche le emissioni in atmosfera delle macchine operatrici sia a livello di rumore sia dal punto di vista degli inquinanti dei gas di scarico. Da questo punto di vista, [CAZZARO], proprio per il cantiere del metanodotto tra Campodarsego e Castelfranco Veneto, ha effettuato numerosi investimenti di ammodernamento del parco macchine, ora Stage V; in questo modo le emissioni di possibili inquinanti in atmosfera sono state ridotte moltissimo, così come si sono abbattute le emissioni sonore medie delle lavorazioni”.

Controllo fonometrico dell’efficienza di una barriera fonoassorbene realizzata con terreno da scavo

“Ovviamente l’azienda ha chiesto tutte le autorizzazioni agli Enti per eventuali deroghe dal punto di vista delle emissioni sonore, dato che certe lavorazioni non potrebbero essere effettuate altrimenti; tali deroghe comunque riguardano ben specifiche fasce orarie, individuate per disturbare il meno possibile i residenti della zona. [CAZZARO] ha, poi, messo in atto, una serie di mitigazioni ulteriori, come, ad esempio, utilizzare l’impaccamento del terreno di scotico e scavo per realizzare vere e proprie barriere fonoassorbenti temporanee a tutela delle abitazioni più vicine al cantiere. Attenzione infine alle polveri da lavorazione, che sono state abbattute con interventi di bagnatura periodica (soprattutto nei periodi più siccitosi) di cumuli, piste e accessi. Per evitare di sovraccaricare la rete viaria pubblica e ridurre il rischio di incidenti, è stato, infine, redatto un apposito Piano per la viabilità concordato con tutti gli Enti preposti per ridurre l’impatto dei trasporti da e per il cantiere”.

“Sempre nel capitolo ‘Terre e rocce’ da scavo, è da sottolineare come la gestione sia stata di alto profilo. Ogni metro cubo di materiale movimentato è stato accuratamente tracciato, per evitarne usi impropri o non in linea con la normativa vigente e con le prescrizioni dell’Appaltante”.

“Ci sono poi stati interventi particolari, derivanti dalla composizione dei terreni attraversati dal cantiere che, in alcuni tratti, erano potenzialmente inquinati da arsenico (di origine naturale derivante dalla composizione chimica dei litotipi presenti). [CAZZARO] ha effettuato una completa caratterizzazione dei tratti potenzialmente inquinati (parliamo di diversi chilometri di cantiere), eseguendo indagini di laboratorio in contraddittorio a validazione con l’Arpa competente”.

“Nel caso la presenza di arsenico rilevata fosse superiore ai limiti di legge e non fosse causata da processi naturali (ma dall’azione dell’uomo) i terreni inquinati sono stati rimossi, portati a discarica (con la redazione della completa documentazione necessaria) e sostituiti da terreni non inquinati”.

“Degna di nota poi la gestione dei terreni provenienti dalle trivellazioni orizzontali per l’attraversamento delle interferenze: in questo caso la normativa non prevede trattamenti particolari, ma la direzione di [CAZZARO] ha preferito portare i terreni di scavo a discarica, anche quando questi non erano inquinati. La ragione? I fanghi bentonitici (non inquinanti) colorano di grigio il terreno e quindi visivamente potrebbero essere mal percepiti da agricoltori e abitanti. Proprio per questo, i terreni di risulta sono stati gestiti come rifiuti, non riutilizzati in cantiere e rimpiazzati con altro terreno”.

Meneghello sottolinea poi come: “Particolare attenzione è stata posta nella riduzione degli impatti sulle specie vegetali e animali presenti. La gestione di questo tipo di operatività impatta in modo importante sul cronoprogramma opere in generale, dato che molte operazioni possono essere effettuate solo in determinate finestre temporali durante l’anno”.

La Rana Lateste, una delle specie che hanno richiesto interventi di tutela e protezione durante i lavori del metanodotto

“Ad esempio, seguendo le indicazioni del Ministero dell’Ambiente, il taglio della vegetazione può avvenire solo al di fuori dei periodi di nidificazione, mentre per proteggere le specie ittiche dei canali e dei fiumi interessati dal tracciato del metanodotto, le relative attività in quelle zone sono tassativamente vietate da maggio a luglio e da gennaio a marzo”.
“Tutelato anche il Martin Pescatore, che nidifica tra aprile e luglio: l’azienda non effettua, infatti, tagli di canneti e vegetazione ripariale in quei periodi temporali”.

“Infine, proprio su questo metanodotto, sono state messe in opera protezioni per salvaguardare una specifica specie di rana autoctona, la Rana Lateste; sono state posate, lungo le recinzioni delle aree interessate da questa specie (diversi chilometri), fasce di 50 cm di altezza di tessuto non tessuto per inibirne l’ingresso in cantiere”.

Conclude Meneghello: “Cazzaro ha gestito, sulla base di protocolli concordati con la Committenza e gli Enti competenti, anche le emergenze ambientali imprevedibili, come il rinvenimento di rifiuti durante la preparazione del cantiere e il successivo scavo. I rifiuti sono stati rimossi e allocati alle discariche competenti (con la compilazione di tutta la documentazione di legge per il trasporto e lo smaltimento) e sostituiti da terreni non inquinati”.

“Ovviamente ognuna di queste operazioni, oltreché dal controllo di [CAZZARO] è stata monitorata dal personale della direzione lavori (in questo Caso la Comis srl) che ne ha in ogni caso controllato la completa congruità alle normative vigenti”.